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Pubblicata il 14/12/2009
L’ultima vetta
(Poesia ispirata ad un racconto che lessi tempo fa.)

Più volte l’avevi detto
quasi volessi sottolineare un verdetto
che è sempre il calendario a dar l’età
ma è il cuore che rispecchia la realtà
sottolineando che il tuo aspetto
era ancor integro e nel miglior accetto
non riflettendo la luce di un vecchio
perché mai ti gingillavi allo specchio
ed in te mai quel detto sarebbe attecchito
finché quel cimone non avresti sconfitto
e sol dopo ti saresti accomodato senza rancore
a godere la vita nel suo modo migliore.
La montagna era l’amato tuo mondo
e le imprese le volevi portare fino in fondo.
Qualunque fama si nascondesse in lei
ti dicevi sempre pronto a sfidar i suoi aculei.
Molte cime le hai violate in solitaria
anche quando qualcun era d’idea contraria..
Però di quell’alta regina
che s’ergeva nel dominio di ogni mattina
mai avevi voluto sottometterla alla tua azione
in quanto era un gioiello di sol ammirazione.
Sol tuo figlio un di addietro ha cercato l’inviolabilità,
ma la sua vita è rimasta la
sepolta tra il ghiaccio di quel mondo
dove sol i rapaci san volare in girotondo.
Stagliandosi nel cielo come eterna lapide
lei era sempre pronta ad accettar le sfide
ed or il cuor ti spingeva ad accettar quella scalata
verso quell’ultima vetta ancor inviolata.
Ormai avevi più che mai deciso,
volevi violar quell’eterno paradiso
tirando fuori anche l’ultimo tuo artiglio
pur di portar un saluto al tuo unico figlio,
sfidando quelle guglie che s’ergevan nel cielo,
fino ad arrivare a quel grattacielo
coperto di ghiaccio e roccia
per poterlo guardar finalmente in faccia.
Quel mattino ti sei dato quell’ultimo mandato
vedendo che il ciel era incantato.
Con mano ferma e con il vecchio coraggio
l’hai attaccata mentre al sol spuntava il primo raggio.
Lei imperterrita e silenziosa stava a guardare
ogni tua mossa da quel suo sommo altare.
Arrampicandoti l’ammiravi nel sacro suo splendore
mentre stringendo i denti sentivi il battito del cuore
che salendo in gola t’invogliava a nuova spinta
prima che arrivasse per di li qualche tormenta.
Conscio della tua forza, volevi violar quel monte
constatando quant’ arduo era salir su quel fronte.
Una nuvola già stava velando l’alta vetta
ed allor ti mettesti un po’ più fretta.
Davanti al sudato tuo sguardo
s’ergeva in bianco l’ultimo baluardo.
Nell’afferrare l’ultimo appiglio con la mano
in uno sforzo quasi sovraumano
dai tuoi occhi scesero lacrime di pianto
mentre le tue braccia s’alzarono a mo’ di santo
verso quell’ultima cima che volevi conquistare
per fartela amica dopo il tuo tanto esitare
ed ancor nel ciel dell’oggi, gli angeli
dicono che nessun urlo tra quei geli
squarciò quel silenzio di ghiaccio
dove quella vetta attende ancor un abbraccio.

Nilodan G. Paolo
24/09/2009
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