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Pubblicata il 09/12/2009
Scappammo rombando a forte velocità
io con lo sguardo fra parabrezza e retrovisore
lei carezzando con le dita dalle unghie
laccate di viola l'orlo dei suoi
shorts aderenti.

Già lo sapevo che per me finiva male.

Mi fermai soltanto sotto casa.
Prima non l'avevo mai fatta salire.
Passò da una stanza all'altra curiosa
come una cagna che abbia trovato
una nuova puzzolente discarica.

Mangiammo
poi si mise sul letto
a cosce larghe puntandosi
la canna della pistola contro
il pube rasato e sul volto
un sorriso invitante.

Vomitai nel bagno
ricordandomi il tipo
che avevamo ammazzato
durante il colpo. Spruzzava
sangue dal cranio bucato.

Di notte
facemmo l'amore
con troppa violenza.
Poi parlò nel sonno.
Non capii mica
cosa stesse
dicendo.

Spargeva un odore pungente
come di cagna appena montata
che non mi fece dormire.

Già lo sapevo che per me finiva male.

Al mattino
prese i soldi e li mise in borsa.
La lasciai fare. Erano centinaia di migliaia.
Uscimmo a fare la spesa con le pistole
sotto le nostre giacche attillate.

Io andai subito al reparto gelati. Era pieno
di torte e confezioni da sei in offerta speciale.
L'ultima volta che la vidi annusava un flacone
di deodorante Rexona. Tenne tutti quei soldi
per sé. Non riuscii neanche a pagarmi
il Magnum Double Chocolate
in edizione speciale.
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