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Pubblicata il 29/09/2009
Appare chiaro
al cucciolo d’uomo
che l’essere vivo
è un dono universale
ma non lo denuncia;
come non si chiede
il fiore
perché deve sbocciare,
non ci sono domande
per il bimbo che gioca,
per l’agnello
che segue la madre,
per il piccolo falco
che plana con il padre:

È solo curiosità.

Appare ovvio
sentire ogni cosa,
non perdere occasione
per sfidare se stessi
ma non arrivare mai
al limite;
come non sa il coleottero
perché vola nel vuoto,
non conosce la paura del buio
il piccolo pipistrello,
non ha paura di cadere
il giovane stambecco,
si getta senza timore
dalla vetta l’aquilotto:

È solo istinto.

Ed ecco
che quando si cresce
si perdono istinto
e curiosità,
si cade,
quando ci si trova
in equilibrio precario
perché non si guarda
avanti
con gli occhi del cucciolo;
si guadagna il rispetto
e la forza indipendente
ma si perde se stessi.
Che età strana,
l’adolescenza.
E’ la morte di questa
Vitalità,
è il sorgere delle emozioni
esistenziali.

Forse un giorno
impareremo
a rimanere giovani di cuore,
a violentare di carezze
la materia terrena,
a concepire l’amicizia
ed il coraggio dell’umiltà;
come fanno quei fieri anziani
che tengono ancora per mano
il loro nipote come se fosse
l’ultima cosa che possiedono;
come fanno i contadini
che curano le colture
per la propria famiglia;
come fanno gli animali
che pongono chiara
la differenza
tra crudeltà ed insegnamento
alle proprie generazioni.
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Per rimanere giovani di cuore non ce' da aspettare un giorno ,se vogliamo e ci scrolliamo di dosso qualche presunzione lo potremo gia' fare , piaciuta,un saluto

il 16/09/2014 alle 15:26