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Pubblicata il 23/09/2009
Prima di tutto un puntello.
Ma che sia grosso, bello, forte
come un toro, ad esempio il puntello
di un toro che monta in un campo d’orzo
una bianca giovenca con gli occhi sbalorditi
e, perdio, se l’inforca bene, mobilissimo
e guizzante, ruotando
i lombi in ossessione.

Tempio d’amore su quattro zampe
corinzie e frontone
di rose spappolate per il gran caldo
è il toro. Ed è l’essenza del divieto da una staccionata
sfidare il toro con un puntello affatto smusso, anzi
in forma di panico, tra le ariste di un cancelletto
magari rosso, quando scalpita col vivace
arto che penzola come un ammonimento.

O ancora: è il nocciolo del potere il toro
in testa allo schieramento
di una mandria. Un battacchio
fatto per la preghiera e l’elmo connaturato.
Viene alla mani con una nuvola se lo sfiora
tintinnando come lo straccio di un quarto
di toro sopra l’archetipo.

Un tipo ombroso, col la mosca al naso,
come un capo barbaro sepolto in piedi
in un cimitero di pezzi di ricambio per tori.
O in un fortino stipato di carcasse di torsi di toro
fino al seminterrato e al piano nobile.
E tori dalle finestre e dalle casematte imbandierate di tori
bianchi rossi e verdi.
Nessun deserto senza il loro acrostico.
Come questo adesso è una concrezione di teschi di toro.

La morte del toro è il condensato del saccheggio.
La storia è segnata di tori morti. Di epitaffi
di tori morti seminati in provette d’erba.
Stranamente rinascono con un muggito
dietro una pallida staccionata di uomini
- per il toro un arretramento secco-
che allora sognano un toro bronzovestito
in un sacro recinto dall’altra parte
dell’assenza di prospettiva di una bacheca egizia.

Rumore di passi nel pianerottolo. Il peso morto
del toro alzatosi. Il capace ventre del toro
oscenamente teso – lo stesso peso
negli occhi sopra questo leggero piatto
deposto in ordine accanto
alla forchetta da lavare
rasenta il ritmo dell’epopea -

l’energia del fiato di un toro che ansima sopra la fonte
inesauribile, prossima a esaurirsi, delle scorte
di risorse del sottosuolo, biascicando un bolo
di fieno secco. E’ il momento
che i tori temono
la stoccata estranea del silenzio
come sempre dopo un’esplosione di forza.
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...è un modo altamente rispettabile e istintivo di fare poesia....a volte pensarci troppo....corrompe l'ispirazione.....non la tua, ovviamente.....
Nicky(gli, per le amiche)

il 24/09/2009 alle 00:11

...chissà perchè immaginavo che non avrebbe potuto dispiacerti....parlavi di un tema delle origini.....il mio ha voluto essere solo uno spunto....poi ci sono i....ricorsi....ma il fondo buio è sempre quello...antropomorfismi e teriomorfismi significativi....questi si significativi...almeno per me....
gracias(ci va la cediglia?il mio spagnolo latita..)
Nicky


il 24/09/2009 alle 00:24

non çi va la çediglia. quanto a çapirti, non è importante: è suffiçiente amarti.

il 25/09/2009 alle 12:14