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Pubblicata il 14/07/2009
Pago il dazio dei plebei
ronfando contro lo stipite,
dopo una notte incredula
trascinata di porta in porta,
a rubare zerbini, a olezzare
pisciate ritardate sulle navate dei nababbi.

C'erano ieri sera sulla piazzola
dei castrati di colore, che mordevano
le lische avanzate dai piatti d'oro
di guidatori inanellati.

Uno si è tolto dalla postazione,
tremando quasi per la vergogna,
ma aveva bisogno, un disperato
bisogno di un bagno, o anche solo
di un buco alla parete.

Stavo arrampicato al balcone
di un avvocato penalista,
a svellere i rami adunchi
delle mangrovie melmose;

e me lo vedo spuntare di sotto,il castrato,
che si prende un bacile e si arrangia
come può.
< io sotto...>>

Mi cadono in quel momento
le cesoie, il cui schianto fa illuminare
lo studio delle mangrovie.

L'avvocato scende, profumato di desco,
con un tagliacarte che ci sbudelli
il ventre di un cinghiale.
<>

Il castrato prende di corsa le cesoie in mano,
e passa a me il suo bacile.

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