C’era una volta l’infanzia. C’erano fanciullini,
rondinini , santini, riti latini, Confiteor
piccini picciò, il metrò e il landò
che si confrontavano, lo spazio
non conquistato e vasche e pesciolini.
C’era la gonna
sotto le ginocchia, la frangetta,
la crocchia e la cotonatura, il libro
Cuore e i cuori
di Gesummaria, la salvezza
dell’anima mia, l’indulgenza
plenaria, la luna marinara e l’amore
bello che non si impara. C’erano la veletta
e il rosario e gli uomini che si scappellavano
per le donne, la processione,
monache e congregazione
in prima fila col gonfalone.
C’era la rogazione.
Si benedicevano le case, gli animali, le piante.
Pure il rimpianto era importante.
Si facevano le scampagnate e al ritorno
si aspettava il buongiorno e la fiera dei sogni.
Un sogno
da carosello quello
veniva e ti accarezzava davvero
lo potevano vedere tutti
che non eravamo cresciuti.