L’anima non può essere costantemente implicata
chiamata a rispondere
alla sua vocazione
mentre cerca di non corrispondere
a ciò che si vuole
che sia, alla nostra mania
d’amore, al minimo prurito, all’esaltazione
della duplicazione
ai nostri multipli oggetti, ai progetti
di grandezza o alla riduzione
a schiavi di padroni apparentemente uguali
e ugualmente attribuirle i mali
del corpo, la mortalità del gioco, i veleni
letali distillati tra noi e gli altri
a volte somministrati dicendo – “Bevi
questo, che ti fa bene “ –