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Pubblicata il 28/08/2002
LA CLAUSTRALE NOVIZIA seconda parte

Le claustrali trappiste fan meditativo soggiorno
nel dormitorio comune dopo cantato il notturno:
non hanno mansioni che sian isolate nel giorno.

Dell'aurora l'annunzio chiede il pensier taciturno;
le rigorose seguaci del santo abate fondatore
mai non posson parlare, il silenzio è diuturno.

Per le vere emergenze hanno dei segni in vigore;
non distraggon giammai il loro sguardo dal cielo:
in comune tutta la vita, in rifiuto banale rumore.

Ognuna a fianco dell'altra, in pio trasporto anelo;
il loro amore devoto s'esprime a sguardi e sorrisi:
conversare solo con Dio è il primo loro vangelo.

Per mistica unione divina, mente e cuore indivisi!
Sophitia riesce ora a fatica ad alimentare la mente:
il materiale languore lancia segni di fame precisi.

Nella clausura abbaziale tutto è diverso realmente:
lo spirito prima nutrire, il corporale vien dopo;
le materiali esigenze sono soltanto un frangente.

La mortificazione del corpo ha per primo lo scopo
di tener la mente affinata solo ai sublimi pensieri:
postulanti poco convinte reggono sempre per poco.

La suora nostra novizia accetta i costumi severi,
non si vede sconfitta, vuol esplorare in profondo:
però il digiuno tremendo la distoglie ai misteri!

Il desiderio del cibo divien sempre più furibondo;
ricorda uguali i disagi quando praticava la dieta:
allora aveva in traguardo di star bella pel mondo.

Progressivo il torpore a sacre meditazioni la vieta
ed in questo momento divorerebbe ogni cosa:
a nessuno può dire questa sua voglia indiscreta.

Non ha pretesa Sophitia di trovar vivanda gustosa,
non sa nemmen dove sia la cucina o dispensa:
in questa tentazione mordace si ritrova nervosa.

Sono soltanto le cinque, ben lontana è la mensa,
nella precedente cena frugale non si era saziata:
cerca di vincer se stessa, ma la mente non pensa.

Per fortuna campana richiama a nuova adunata,
le sopravviene speranza che sia l'ora del pasto:
ritrova inverso il percorso fatto prima all'andata.

Della chiesa nel coro scorge una figura a contrasto,
dalla penombra al chiarore lento avanza solenne:
un sacerdote in preghiera tra l'altare e transenne.

Il celebrante avvia in bel canto, con voce sommessa
Il rituale a lei sconosciuto, messa in lingua latina;
melodico suono dall'alto: all'organo c'è la badessa.

Tutte in vigore riprese, come in serale ,
le liete fervorose cantanti avviano l'inno iniziale:
le nuova sposa di Cristo ritrova l' atmosfera divina.

Del Vangelo il messaggio le giunge ora speciale:
;
nel suo cuore s'insinua come traguardo ideale.

In rinnovato vigore giunge l'auroral folgorio;
dolce e forte attrattiva in entusiasmo interiore
la rafforza in promessa di seguir voce di Dio.

Quell'intenso richiamo quasi a sublimare l'amore
sembra darle certezza nell'affrontare il cammino:
posa gli occhi al dipinto: Cristo ha rosso il cuore!

Dall'ardore è sorpresa; il sole annuncia il mattino.
Ora giunge il momento di accoglier corpo di Cristo:
tutte le sorelle son pronte al bell'incontro divino.

, insieme al suo ora è frammisto;
il sacramentale momento in serafico coro devoto
diffonde intorno un candore a Sophitia imprevisto.

Per le claustrali votate all'union con Dio in ignoto
non c'è gioia più grande di questo arcano contatto:
sotto sembianze di un'ostia Dio accettano in toto.

Senza affetti profani, sguardo dal mondo distratto,
vincono impuri pensieri, piegano il corpo a purezza:
la terrena esistenza è con Dio imperioso contratto.

Sophitia è solo all'inizio di questa sublime pienezza,
il percorso esige coraggio, rifiuto d'ogni attrattiva:
è necessario sentirsi in progetto di eterna salvezza.

I tanti amori goduti, col cuore talvolta a deriva,
ora le appaiono insulsi e di passeggero valore:
spiritual nuovo splendore le mostra or prospettiva.
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