(dedicata a quel neonato abbandonato il 23 agosto 2002 a Milano)
Come potrò pronunziare il tuo nome, donna,
senza pensare un istante
a quel giorno?
Era una sera d’estate
quando, in un fagotto,
animale bastardo,
mi trovai con poche ore
su un marciapiede,
barbone in erba,
dietro un cancello a mendicare pietà.
Ancora mi domando perché…
Il perché del tuo gesto
e di mille e mille cose
che sole affiorano alla mia voce strozzata.
Un tormento, un solo tormento:
trovarti ancora
e non avrò il coraggio di sputarti in faccia
perché sarai mia madre, purtroppo…
perché sarai mia madre…