Il rumore sconvolge l’equilibrio,
mentre fuori neppure il vento sussurra.
Un silenzio scherzoso, per nulla un silenzio assoluto.
Come cercare il risveglio dal sonno,
come cercare la pace dall’ansia,
come se bastasse chiudere gli occhi a fermare la luce.
Rinchiudere tra il titolo e il finale il nostro impazzire.
Ci si sconvolge a capire dov’è che meglio è posare il prossimo passo,
ma nella frenesia del camminare, arduo sarebbe intuire
se non avessimo le mani complici a guidarci.
Basterebbe la sfortuna a procurarci una caduta,
una fredda e banale buca potrebbe vincere il nostro cammino,
una nube di polvere di questa strada lasciata deserta
affannerebbe il nostro respiro e potremmo perdere lì orientamento.
In un momento in cui ho imparato a centellinare l’ossigeno,
sento nelle mie mani il tuo tremito,percepisco l’agitazione nel tuo cammino,
tra le tue lacrime annegherei per renderti quel che sei.
Come il più estremo dei salvataggi mi getterei tra quelle onde
per cacciare una tempesta che incontrollabile travolge.
Allora,mi sentirei un eroe vedendo di nuovo il sereno,
sentendo il calore del sole dentro e fuori di te,
vedendo la pioggia lontano dai tuoi occhi,
gustando l’arcobaleno dentro il tuo sorriso.
E non avrei timore di rispondere all’ignoranza di chi non sa comprendere
cos’è che mi spinge a lanciarmi,senza nemmeno l’ombra di paura,in quella tempesta.
Io, alla tua presenza devo gran parte delle mie serenità,
alle tue mani devo il piacere di smettere di tremare,
a te, devo la sopravvivenza da mille tempeste,
e per te non avrei timore di giocarmi la vita.
Quella vita che tu stessa ogni giorno rendi più piacevole.
Quindi, ogni volta che un tuono ti turba,
ogni volta che il tuo respiro diventa affannato,
ogni volta che le lacrime invadono il tuo viso,
ogni volta che non sai dove posare il prossimo passo,
non avere paura,stringi la mia mano e scapperemo fuori di qua.