Posso fare a meno di cogliere spighe,
di respirare il favonio fecondatore
ma non posso fare a meno della luce
dei tuoi occhi.

Potranno levarmi il sangue dai papaveri,
l'azzurro Cielo dove mi perdo come passero
immaturo, perle che come improvvisa
cascata irrompono dal fiume delle tue labbra,
la tinta della melagrana che imporpora il tuo
viso di bimba.

Non m'importa se gli altri mormorano
se cercano di buttarmi addosso la croce,
si lo so che c'è più tempo per piangere
che per ridere, che fuori l'odio disseca
la pianta del glicine ma quando la tua bocca s'apre
come nuova mattina di primavera allora io
cavalco destrieri di felicità, salgo lassù con le ali
prestatemi dal mio angelo custode.

Dolce Amore
nel momento della prova più oscura,
del dubbio che scava, tintinna la tua bocca
e se vedi che mi perdo tra foreste di pietra,
tintinna
perché possa avere tra le mani la lancia
per trafiggere la pesante armatura del destino.

Quando le nebbie oscureranno la via,
tintinna
le tue labbra come sciabolate di luce, all'equinozio guarda i fili d'erba che si rivestono, i rami ignudi
che ora s'agghindano, e i petali della primula
dalla corolla gialla.

Tintinna
e fa' del buio calda luce del giorno, dei sentieri
pieni di pietre appuntite alzaie rivestite d'erba
medica, aiutami a portare il dolce peso dell'Amore
mi potranno sottrarre il profumo della pasta appena
cotta, d'una sorsata d'acqua pura,
spegnetemi le stelle
rubatemi le rondini che ritornano
ma non il tintinnare della tua bocca perché lo sai
che mi crollerebbe addosso tutto l'Universo.