PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 04/02/2009
Professoressa accreditata, fa rima con l'oggettività.
Tono di voce opportunamente formalizzato.
Percepiamo e vogliamo essere cosi, delle volte.
Vasi di cerimonia, lettere di un'etichetta.
Lei non sa guardarmi, lei non può guardarmi.
Chi sono io davanti al suo sguardo indizioso?
Un'individualità effimera, il riscontro a una domanda
che concettualmente torna sempre per buona;
"Costui ne sa meno o più degli altri?"


"Il congresso di monaco, perché è significativo?"
"Dunque, l'ho letto, si, e ho colto a suo tempo la motivazione."
"Allora perché non la dice?
"Perchè non l'ho elaborata in me, quindi non me la ricordo."
"Male, molto male."
"Lei crede?"

Nozioni qualunquistiche impacchettano la mente,
tendono a inscatolarla nella progettualità dell'avere.
Così io dovrei ridurmi a un contenitore d'informazioni, da aprire e chiudere per fini pratici.
Ne vedo attorno a me di contenitori ben sigillati,
di coscienze embargate in sequenze temporali ben scandite.
"In nome di Dio, quand'è che tocca a me? Il cervello affonda,
mi devo liberare."

Già.Com'è facile sballottare il sapere da poco appreso! Raggiungi
il tuo voto, e ognuno per la sua strada.


"Passiamo ad altro. Mi dica su quali paesi il comunismo sovietico
aveva spostato il suo influsso nel primo dopoguerra."
"Interessante, confrontiamo i nostri pensieri."
"Prego ha detto?"
"I nomi precisi non mi sono venuti ancora incontro, ma percepisco lo snodo sensoriale che la lettura di quella fase storica mi ha aperto.Dunque,
sciogliamole."
"Che cosa?"
"Quelle suggestioni, quel clima d'influenza e nepotismo che Stalin aveva creato, attraverso
il richiamo delle parole, attraverso l'evocazione dei loro suoni."
"Erano la Grecia e la Turchia."
"Benissimo."
"Insomma!lei ha studiato poco."
"Sarà."

Dibattito aperto: esiste un altro modo d'investigare gli eventi,
che non con contempli l'asservimento integrale della mente a un flusso
mnemonico-restrittivo?
Può essa stessa dirsi liberamente operativa, dal momento che ogni volta che la si sforza a ricordare, siamo soggetti a una qualche disputa emotiva, che imbriglia variabilmente la cavalcata espressiva dei nostri pensieri, dando origine spesso a valutazioni erronee (in positivo o negativo) sulle nostre potenzialità?

E se noi avessimo in germe, la possibilità di legare a un medesimo stadio l'afflusso
affettivo-immaginifico e quello razional-schematico,
per fecondare un sistema conoscitivo che si regga in sé e per sé,un feudo, insomma
spartito equamente tra la mente e il cuore, che insieme compongano un'unica sovranità, quale attacco o impellenza si imporrebbe a noi dall'esterno, che non sia già anticipatamente sorta nella nostra interiorità emotiva, e strutturatasi nel novero delle possibilità dalla nostra intelligenza?

"In che modo dovrei giudicare il suo esame, sig Gambino?"
"Che idea dovrei farmi dei parametri che sottostanno al suo giudizio, professoressa?"
forse che nel definirli ingannevoli e arbitrari,mi scosto molto dalla valutazione
che lei da sulla mia preparazione, come su tutto ciò su cui le ponga le sue lenti sbiadite?
"Le do ventiquattro."
"Non gliel'ho chiesto."
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Sarcastico, petulante, intrepido colloquio d'esame,
che più che mettere la storia a confronto,
- la qual cosa avrebbe richiesto un genere altro dalla poesia,
o dalla poesia in prosa - mette in luce i dissidi
fra allievi e maestri, giudicati e giudicanti,
una prassi che risale da Socrate, quel maledetto!
Sarebbe interessante cambiare gli ordinamenti..
"Studenti di tutti i paesi, unitevi!"
Saluti
Y

il 04/02/2009 alle 19:02

siamo tutti, indefinitamente, lottatori scaraventati dentro un'arena...ognuno forgia le armi che ritiene più idonee per lo svolgersi d'ogni battaglia...ciao, fra

il 05/02/2009 alle 14:02