Novembre
caligine ottenebrante
ammollamento di pietre
che annaspano...

Non occorre che tu parli alla mia anima
inquieta, tempeste di rabbia, Amore,
pietà, d'agitate acque dal moto ondoso,
di vecchi che non tornano più indietro
nella diaspora di Marghera e del villaggio
san Marco.

Sussurri che planano dalle altane dentro
le tue vene d'opale, ponti sospesi su rive fatate,
picchiano ingordi gabbiani a finire la carcassa
d'uno straziato colombo, piume sparse che il vento
trascina come fugace fiore di taràssaco.

Palazzi che s'ergono su rive cadenti, gondole strette
alle briccole come cani alla corta catena, gondolieri
al traghetto che sembrano dirigere sinfonie, affonda
il remo come bacio di donna innamorata e gocce
d'argento ricadono fuse...PLASH! l'impercettibile
mormorio dell'onda di ritorno che s'arrampica
sullo scalino vestito con maschera d'alghe che danzano.

Dio come sei ancora bella!
avvolta nelle trine dei trafori di palazzo Ducale,
silenti campielli dove il vento sìintrufola per giocare
tra il sottoportico e l'esile scrosciare d'una fontanella,
la luna con sfrontata insolenza si bagna nuda
nel Canalazzo e stelle con occhi di diamante
ingioiellano assopiti rii
mi bastano questi pochi istanti
l'averti tutta per me sazia il mio tormernto:

mi accarezzi delicatamente i sensi accesi
in un compiaciuto abbandono d'appassionata tenerezza.