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Pubblicata il 19/08/2002
Giace la luna, balla incerta
tra acque di profondo inconscio.
Del tempo lento si nutrono
pensieri, riversandosi su campi
pazientemente coltivati,
inondandoli di lampi
di nere luci introspettive.
Musiche demoliscono farfalle,
crolla costruita doratura
armonicamente superficiale
d'anima. Mormorano
nascoste rivelazioni fuggite.
Saltano radici restituite
all'aria, volano parole
come uccelli spaventati.
Si insinua la memoria
negli anfratti segreti
e spuma di mare
su scogli acuminati
il cuore s'infrange.
Ma come formicaio
dopo il nubifragio
s'affretta a ricomporsi,
falsamente dimentico
della tempesta,
monito, illuminazione
di fragilità.
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Molto lirici questi versi dell'inconscio in continua ricerca di definizione, che nel riconoscere i suoi limiti contemporaneamente afferma la validità della ricerca stessa, di una realtà superiore che ci attende.
Bella!
Ciao
Axel

il 19/08/2002 alle 11:51

Ciao Axel.
Sei tornato !
cmq la frantumazione della propria identità, fragile, ne è il tema centrale.
Non v'era, qui, l' "oltre":
era un guardarsi dentro e osservare la spaccatura nella tempesta.
Il suggerimento finale era più che altro verso l'accettazione del caos o l'ingresso dell'io nelle più ampie sfumature collettive, meglio nell'anima del mondo.
Problema dell'individuazione, dell'esasperato senso dell' "io" nella società moderna. Che si allarga, orgoglioso, nella ricerca continua di senso solo nei suoi confini propri.
E poi la tempesta.

il 19/08/2002 alle 12:13

Sì, era chiaro che il tema centrale fosse l'osservazione del proprio chaos interiore, l'estrapolazione che portava per questa ricerca automaticamente ad una superiore verità che dà senso a tutto era una mia considerazione aggiunta, che risponde alla mia filosofia.
Ciao!
Axel

il 19/08/2002 alle 13:48