su il treno che parte
c'è un posto vuoto,
sono salita già stanca
in un mattino scuro,
freno sui tratti di un uomo
immerso nel sonno,
rivedo il tuo viso,
oh amico mio smarrito nel vento,
mi siedo ormai sveglia,
m'incanto,fisso,identico volto,
forse insisto,
sembra passato un secolo
da che l'onda dell'oblio è scesa e t'avvolto.
mi chiedo il perchè,
ma risposta conosco,
osservando un fratello sconosciuto,sento scomposto il battito.
Auguro a lui che dorme
abbandonato
tutto il bene del giorno.
Il peso del mio sguardo
crea precoce risveglio,
poi su occhi che scrutano ansiosi
il cielo che si veste di rosa
io non resisto,
e domando: sei tu?...
no ,risponde sereno,
ma il contatto scatta,
io non mollo,caparbia,per me e per te
quelle mani che recano il segno del lavoro
io le stringo,mi presento con un sorriso.
Chiaccheriamo,
parlo con lui pensandoti,
dopo un pò scindo le due mete.
viene fuori un vissuto
di terra lontana,
isolana,
di un sole sovrano
uguale per tutti,
saudade,un pensiero
ti invio un saluto
sono felice,
forse per i fili
che s'intrecciano nel fato
un regalo mi hai inviato.
Ingoio l'aria,
chiudo dentro l'emozione del tuo ricordo,
filano scarne parole,poi il silenzio,
ma è caldo,
e un semplice gesto
per me diventa tutto.
D'alba
un velo rincorre
tra il grigio e l'azzurro,
è stato un piacere,
sorriso,
è il saluto reciproco.
S'allontana
verso la sua meta,
non si scuce,è stretta
al mio fianco la tua ombra.
O Signoremio,
ti ringrazio,
no ,non ho perso
il gusto
di guardare contemporaneamente
due volti nello specchio.