PoeticHouse - Il Portale dei Poeti e della Poesia
Pubblicata il 12/11/2008
Non sono il giustiziere di attimi festanti,
tu lo sai;
consumo ogni giorno una candela in suffragio
di ricordi che espiano l’incuria dell’incoscienza.
L’amata incoscienza.
Amata fin tanto nelle viscere, che un giorno
mi accorsi che essa non era più,
che era divenuta qualcos’ altro;
una pioggia di manna biblica,
una resistenza attraverso lo specchio labirintico dell’anima.
Curioso come non manchi mai
un treno che parta,
curioso come si abbia sempre nostalgia
dell’ultimo viaggio.
Del vento impercettibile e intercettabile,
fomentato da una prodezza
dell’immaginario,
che ci ha fatto sconfinare gli arditi limiti
delle nostre differenze.
Calati così sopra un alveare di luci
davamo nettare, lo prendevamo.

Nelle note a margine di quei giorni,
s’infonde il battito della tua palpebra,
durante l’intermezzo non richiesto di una lacrima,
presaga forse di un arrivo in solitaria.
Ciò mi basta per socchiudere il diario,
per leticarmi ancora sotto le spume di quei mari.
Ho lanciato le mie poesie
dal finestrino di quel treno in corsa,
proprio perché possano traghettare in pace,
su qualche territorio a me ignaro.

(Ad Ariele)
  • Attualmente 5/5 meriti.
5,0/5 meriti (1 voti)

visionaria e triste. Bella.

il 12/11/2008 alle 17:20

grazie tvb cate

il 13/11/2008 alle 20:49